Wednesday, June 28, 2006

Maggot - Capitolo 2

Maggot era uno dei casi umani che trattava mia sorella.

Ogni sera mia sorella invitava una ragazza ex-bulimica o ex-drogata a casa e si chiudeva in camera con lei per ore, a pregare davanti ad un armadietto di rovere aperto.
E dopo circa un’ora, di norma, la povera disperata usciva, con il libricino ‘Felicità in questo mondo’ in mano e le lacrime lente che rigavano le guance.
Non so perchè mia sorella lo facesse, ma penso che fosse per qualche cavolata del tipo ‘il mio scopo è aiutare le persone’...

Margot Congo, a differenza degli altri scarti della società, è uscita dalla camera dopo dieci minuti.
Perchè non voleva pregare.
Non voleva bere the caldo allo zenzero.
Non voleva leggere un passo del “Colloquio con i giovani” di Daisaku Ikeda.
Voleva solo che qualcuno l’ascoltasse.
Ed io, quella volta, l’ho seguita correndo, mentre lei piangeva.
E le ho afferrato la mano.

Maggot - Capitolo 3

Prima di Margot e prima di Albie, il lavoro era la mia vita.
E non perchè adoro lavorare, sia bene chiaro.
Ma perchè oltre al lavoro non avevo niente.
Zero vita sociale, niente ragazza, niente partitella domenicale a calcetto.
Niente di niente.
E quindi il sabato andavo a prendere libri, fumetti, dvd e CD, e domenica li consumavo.
E domenica era per me un giorno felice, perchè mi immaginavo di essere un altro e di vivere attraverso quelle pagine e quei supporti magnetici.

A quell’epoca mi capitava spesso di piangere davanti ad un film horror giapponese.
Perchè, per un giorno, smettevo di sentirmi un patetico omuncolo.


capitolo precedente

2 comments:

Anonymous said...

uooouuu!!! lo sai, scrivi molto molto bene...sarò anche ripetitiva ma...mi piace!!! e dai!!! continua!!!

FantasticManOfPlastic said...

Per J.: Grazie, mia adorata.
Certo che continuo! Ne ho tre di racconti da postare, quindi...