Friday, April 22, 2011

Orsetto Poldo - Capitolo 17

Era l'ultimo giorno dell'anno e Poldo non capiva.
Mammina gli aveva fatto un papillon troppo grande e tutti erano contenti e ridevano e mangiavano e facevano strane cose, tipo baciarsi sotto rami o contare all'incontrario.

Se l'anno stava per finire - chiedeva Poldo a Botty - cosa festeggiano? Non dovrebbero avere paura, senza un anno?
E Botty non rispondeva.
Botty non rispondeva mai nulla alle domande stupide.

Thursday, April 21, 2011

Orsetto Poldo - Capitolo 16

Fuori pioveva e Poldo e Botty erano dentro.
Botty era in periodo di batterie carenti, quindi continuava a lamentarsi e Poldo, seduto accanto a lui, lo guardava con patimento.
‘Stai sereno, amico mio,’ –pensava – ‘tra un po’ starai meglio. Ed anche questo temporale passerà presto, non avere paura!’

Orsetto Poldo - Capitolo 15

Carmelina a volte era un po’ troppo affettuosa, con Poldo.
A volte lo cingeva al collo e lo torturava canticchiando.
A volte, Poldo sentiva le forze venir meno e l’ultimo respiro esalare.
Poi tutto finiva e tornava a mangiare la polvere sul pavimento.
Quasi quasi era meglio subire violenza, che sopportare la noia….

Orsetto Poldo - Capitolo 14

Poldo aveva quasi sempre la testona abbassata, quando sedeva sul suo ripiano
Era come se salutasse con la reverenza tutti quelli che uscivano dalla porta.
Aveva letto in un libro aperto di Carmelina che chi saluta alla porta si chiamava ‘cameriere’ e che portava sempre una pila di piatti appoggiati alle braccia.
Ma forse era solo un salutatore di basso livello, visto che di piatti non ne aveva.
Per un po’, si sentì un po’ depresso a non avere piatti sulle braccia.
Poi il pensiero dei piatti venne sostituito da altri.

La gamba salsicciosa era un po’ sporca di polvere.

Orsetto Poldo - Capitolo 13

Enzino aveva ricevuto per natale una fuoriserie a batterie verdi fluorescenti.
Enzino e Carmelina avevano la camera in comune, quindi i giochi dei due erano sparsi senza un ordine preciso, senza una recinzione.
La fuoriserie, quindi, era proprio sotto la mensola dove di solito sedeva l’orsetto.
E l’orsetto sperava sempre di volarci dentro e partire, verso la libertà, con il suo amico robot.

E, al solo pensiero, sentiva il vento del Nuovo Messico scompigliargli una folta chioma bionda che non aveva e una canzone di Josè Feliciano pompare da dentro la radio.

Da sei mesi provava a farsi cadere, ma non ci riusciva.
Mammina sapeva metterlo seduto bilanciando il peso della testona.