Mio padre è morto di tumore un anno fa ed io non c'ero, perchè non volevo
vederlo morire davanti agli occhi.
Per un pò mi sono sentito in colpa, poi ho smesso.
Mia madre ha altri figli, sui quali piangere. Mio padre aveva altri
sguardi, sotto i quali morire.
Ho ritrovato mio padre in un vecchino al parco.
Ha fatto anche lui la guerra, ed ha visto tanti suoi amici morire.
Qualche volta inizia a parlarmene, dei suoi morti, ma poi si ferma.
Dice di non riuscire a descrivere bene a parole la sensazione che ha
provato in quel momento esatto.
Dice che sono fortunato, a vivere in un periodo senza guerre.
Ed io lo contraddico sempre, a questo punto, perchè le guerre ci sono anche
ora e sono dappertutto.
E la morte è sempre uguale.
Un uomo muore come una lucertola o come un cagnolino e niente si può fare,
per impedire ciò.
Lui, quando dico questo, ride di gusto.
Ride perchè, a parer suo, la mia indifferenza a tutto nasconde in verità un
infinito amore per il prossimo.
Come quello che ho verso Anna, che sfreccia davanti a noi in bicicletta.
Gli chiedo sempre di guardare mia figlia, se io non la sto guardando.
E' solita scomparire, per poi ricomparire come un urlo terribile, o come un
ginocchio sbucciato.
Una notte intera all'ospedale ed un'ora di intervento mi sono bastate per
la vita intera.
Chiedo aiuto anche al suo barboncino, giusto perchè sei occhi sono meglio
di quattro.
Qualche volta, alla nostra panchina, si siede anche un' universitaria.
E' il punto debole del mio sostituto padre, annebbia la sua lucidità.
La chiama 'Piera' anche se il suo nome è Laura.
Le racconta per ore aneddoti di acque di fonti, ruzzoloni, carta da parati,
cicli scolastici.
Lei a volte pare divertita, e con rispetto ascolta.
Altre volte pare spazientita, forse perchè il libro che ha sulle ginocchia
è troppo pesante da memorizzare.
Ed è forse per questo, che non si vede da un pò.
Avrà preferito la biblioteca.
Non riesco però a non pensare all'ultima volta che si è fatta vedere.
Il quadretto sembrava sempre il solito: il vecchio e le sue diapositive di
attimi familiari e la ragazza che assecondava.
Finchè egli non tirò fuori il nome Michele.
Il piccolo Michele, il beniamino dei fratelli.
Michele che era bravo, che era bello, che dava tante soddisfazioni.
Michele che era morto e che Dio solo sa, Piera, quante lacrime abbiam
pianto.
Già. Quante lacrime abbiam pianto, caro Luigi, e quante ancora ne
piangiamo.
Dopodichè si alzò e se ne andò, mettendosi apposto un pò la gonna.
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